Anello indaco – nella segnaletica 3 o AI
L’indaco è simbolo di spiritualità e risveglio interiore. Chi predilige l’indaco tende a elevarsi e a guardare la realtà con occhio critico ed esatto.
L’indaco è un percorso di particolare interesse per il naturalista grazie alla ricchezza di flora e fauna presenti. Si sviluppa per circa 11 km ed è facilmente raggiungibile in automobile, in pullman, in bici o a piedi. La parte didattica è concentrata nella parte centrale del percorso.
Lungo il percorso sono presenti più di 15 bacheche che descrivono l’ambiente e il territorio con immagini e focus su vari argomenti trattati.
Scarica qui la presentazione del Percorso didattico WWF
Percorso:
Ameno\ Milanetto\ Tabarino\ Mirabello\ Cassano\ Cappella del Vago\ Cascinone \Alpe Marandino\ Sculera\ Tacchino\ Ameno
11.6 Km\4.30 ore tempo medio percorrenza
545 m dislivello salita\791 m altezza massima
Percorribilità in MTB 90%
Percorribilità a cavallo 80%
Si segnala che la scaletta di legno che dall’abitato di Ameno, nello specifico Via Isonzo, conduce, attraverso il bosco, alla strada asfaltata per le Frazioni Oltre Agogna non è attualmente agibile. Si consiglia pertanto di percorrere la strada asfaltata aggirando il tratto ammalorato.
Scarica la mappa del sentiero e utilizzala sul tuo smartphone con un app GPX (es. GPX Tracker). Potrai così orientarti senza problemi sul percorso!
È un impegnativo anello nell’Oltreagogna alla scoperta della boscosa montagna di Ameno e delle sue antiche cascine. Lasciato alle spalle il centro storico si passano le frazioni Milanetto, Tabarino, Mirabello e Cassano, che è un balcone su Ameno, il Lago d’Orta e il Monte Rosa. Poco più in alto si sosta alla Cappella del Vago. Continuando a camminare nei fitti boschi si arriva ai resti dell’Alpe Cascinone, dove si ammirano tre faggi secolari, e quindi al prato dell’Alpe Marandino affacciato sul
Mottarone, le Grigne e le Alpi Svizzere. Si sosta a Sant’Eurosia, che è la chiesetta di Sculera, e si rientra ad Ameno passando da Tacchino e scavalcando ancora l’Agogna.
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Foto di Riccardo Carnovalini