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La tradizione vuole che la Parrocchiale di Santa Maria Assunta sia stata fondata da San Giulio nel IV secolo.

L’edificio attuale risale al 1340 circa ed è fondato su di un nucleo più antico, rimaneggiato nel corso dei secoli. Alla facciata a capanna si appoggia un portico caratterizzato da due colonne in granito, sovrastato da un affresco raffigurante la Madonna Assunta. Il portico sorregge una piccola cella che ospita i mantici dell’organo.

All’interno della chiesa si sviluppa uno spazio articolato, ritmato da grossi pilastri, che denuncia un impianto romanico, composto da tre ampie navate con un profondo coro. 

La navata centrale ha un altare maggiore rifinito con marmi finissimi in stile barocco, fiancheggiato da altri due altari, corrispondenti alle due navate laterali, dedicati uno alla Madonna del Rosario e l’altro allo Spirito Santo.

L’interno è ornato di stucchi tardo barocchi e le pareti erano un tempo arricchite da grandi quadri raffiguranti episodi della vita di Maria.

L’elemento più interessante di questo complesso architettonico è senza dubbio il campanile: alto ben 60 metri, ha una possente struttura realizzata in blocchi di granito ben squadrati e apparecchiati in modo mirabile. Per innalzarli fu adoperata una grossa tenaglia fatta costruire appositamente. La tradizione orale vuole che fosse rimasta appesa nel vecchio municipio fino al momento del suo incendio.

Il campanile è stato realizzato nel 1505, come risulta dalla data scolpita alla base. Il suo stile è quello di un romanico ingentilito. 

La torre campanaria sembra rivaleggiare con quella dell’isola di San Giulio del lago d’Orta. In quegli anni, infatti, la comunità di Ameno combatteva per diventare parrocchia autonoma e il cane rampante, simbolo di Ameno, che è scolpito su di un capitello della cella campanaria sottolinea questo aspetto.

La chiesa fino al 1460 fu retta da un cappellano alle dipendenze dirette della chiesa matrice dell’Isola di San Giulio. Nel 1499 le fu concessa la facoltà di battezzare e nel 1507 si ebbe la separazione dalla chiesa matrice.

Testo a cura di Angelo Molinari
Foto di Daniele Crosta